Italia e NATO: ieri, oggi, domani

di Fabrizio W. LUCIOLLI, Presidente.

Ministro degli Esteri Sforza firma il Trattato Atlantico. Washington DC, 4 aprile 1949

L’Italia giunge alle celebrazioni per il settantesimo anniversario dell’Alleanza con un passato solido, un presente impegnativo e un futuro pieno di sfide.
Sebbene a De Gasperi occorsero tre giorni e tre notti di acceso dibattito parlamentare per ottenere il via libera per l’adesione all’Alleanza Atlantica, l’Italia seppe subito conquistarsi e mantenere con coerenza il proprio ruolo nella NATO.
Già nel 1956, il ministro degli esteri Gaetano Martino assunse la presidenza del Comitato dei Tre Saggi – composto dai colleghi canadese e norvegese, Lester B. Pearson e Halvard Lange – che diede voce alle istanze dei paesi medi e piccoli redigendo un rapporto di rilevanza strategica sulla Cooperazione non-militare nell’Alleanza.
Nel 1967, sarà sotto l’egida dell’Amb. Manlio Brosio, unico Segretario Generale della NATO italiano, che verrà rilasciato un altro rilevante documento strategico sui Futuri Compiti dell’Alleanza, redatto dal ministro degli esteri belga Pierre Harmel.
La recente denuncia delle violazioni del trattato sulle forze nucleari intermedie (INF) evoca, inoltre, il ruolo determinante svolto dall’Italia sul finire degli anni Settanta e negli anni Ottanta, che assicurò la indivisibilità della sicurezza transatlantica attraverso la “doppia decisione” del dispiegamento degli euromissili in risposta agli SS20 sovietici e la contestuale offerta di dialogo a Mosca per lo smantellamento di tali micidiali sistemi d’arma.
Anche dopo la caduta del muro di Berlino e delle Torri Gemelle, l’Italia ha sempre contribuito a tutti i processi di adattamento e ai nuovi compiti operativi che hanno condotto la NATO in tre continenti diversi, dai Balcani all’Afghanistan, all’Iraq, assumendo in molti casi posizioni di comando e partecipando con spirito solidale a operazioni talora distanti, non solo geograficamente.

In anni recenti, tuttavia, l’assioma della politica estera e di sicurezza dell’Italia che aveva sempre saputo coniugare il processo d’integrazione europea con un forte legame transatlantico, è parso smarrito.
Mentre le Forze Armate impegnate nelle missioni NATO hanno continuato a conferire credibilità al Paese, la politica estera italiana si è rivelata velleitariamente sbilanciata a favore dell’Unione Europea. Eppure, nonostante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, le celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma e le diverse posizioni apicali ricoperte nelle istituzioni europee, oggi l’Italia fatica ancora a rompere un isolamento europeo e a contrastare i pervasivi interessi carolingi.
Ciò ha comportato un affievolimento del ruolo dell’Italia nella NATO in un momento in cui la piattaforma transatlantica cominciava a essere sottoposta a sommovimenti geopolitici epocali che pongono gli alleati europei e, soprattutto l’Italia, di a fronte nuove e più ampie sfide.

A uno scenario geostrategico non più eurocentrico e ad un’Europa sempre meno coesa, fa riscontro oggi l’accresciuta rilevanza – anche in termini di spese militari – della regione Asia-Pacifico, dove emergono le velleità imperiali della Repubblica Popolare Cinese che intende cingere l’Europa approdando ai nostri porti.
In ragione della sua duplice dimensione geopolitica, continentale e mediterranea, l’Italia si trova nel fulcro di tali dinamiche. In particolare, l’Italia è pienamente coinvolta sia nelle strategie di Deterrenza e Difesa con cui la NATO intende contenere a Est la nuova assertività della Federazione Russa, sia nella Proiezione di stabilità verso le regioni del Medio Oriente e del Nord Africa, che ha trovato con la recente costituzione a Napoli di un Hub per il Sud uno strumento essenziale, frutto dell’azione della diplomazia italiana per un approccio della NATO a 360 gradi.

Tuttavia, gli accresciuti impegni dell’attuale scenario d’insicurezza richiedono capacità altrettanto adeguate ma vedono l’Italia distante e in controtendenza rispetto agli Alleati, nel raggiungimento degli obiettivi del 2% del PIL per la difesa assunti nel vertice del Galles del 2014.
Inoltre, tali impegni, non potranno essere affrontati dall’Italia in isolamento. E’, soprattutto, attraverso lo snodo transatlantico e un rafforzamento della collaborazione con gli Stati Uniti, che l’Italia può più agevolmente recuperare il peso che le compete anche in Europa. Nel contesto atlantico, peraltro, la Francia riveste un ruolo meno ambizioso, con ciò lasciando ampi margini di azione all’Italia.

In tale prospettiva e nell’ambito di un concerto transatlantico, la propensione dell’Italia al dialogo con la Federazione Russa e le stesse intese avviate con la Repubblica Popolare Cinese, piuttosto che motivo d’isolamento, potrebbero rivelarsi un valore aggiunto con cui l’Italia, oltre a perseguire i propri interessi nazionali, potrebbe contribuire a qualificare i nuovi compiti che la NATO è chiamata ad affrontare nel futuro scenario di sicurezza.
Il rafforzamento da parte dell’Italia del legame transatlantico appare, pertanto, quanto mai essenziale nell’attuale impegnativa congiuntura storica che richiede scelte e decisioni politiche fondate su visioni strategiche sempre più condivise. Decisioni che andranno assunte con lo stesso senso di responsabilità che animò coloro che settanta anni fa, con coraggio e lungimiranza, associarono l’Italia a quel “formidabile elemento di forza materiale e morale” con cui De Gasperi identificava il Patto Atlantico.

Pubblicato su Airpress n.99, Aprile 2019