GUERRA IN UCRAINA/ E armi nucleari: ecco come funziona l’escalation che nessuno vuole

Diceva Joseph Stalin che “la quantità ha una qualità tutta sua”, quando spiegava la volontà della Russia di accettare un numero enorme di vittime in guerra. Andando indietro nel tempo, una leggenda dice che, di fronte alla scena di una catastrofica sconfitta per mano degli svedesi nella battaglia di Narva del 1700 nella Grande Guerra del Nord, lo zar Pietro il Grande fu rassicurato da un aiutante, che disse: “Le madri russe produrranno più figli”. Aneddoti naturalmente (anche se va detto che Putin sta offrendo un milione di rubli a ogni donna che fa più di dieci figli), che però vengono subito alla mente davanti all’ordine di mobilitazione parziale dato da Putin richiamando in servizio 300mila ex militari di leva.

Come ci spiega in questa intervista il generale Giorgio Battistigià comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan “le guerre moderne non si combattono più con i grandi numeri di soldati al fronte anche perché per rimettere in grado di combattere uomini che hanno prestato un semplice servizio di leva anni fa ci vogliono mesi. Inoltre come hanno detto molti esperti, il motivo dell’attuale situazione dell’esercito russo non è dovuto tanto alla mancanza di personale militare, ma piuttosto a quello che può essere definito un uso negligente delle forze armate, a una scarsa intelligence e a un equipaggiamento insufficiente”.

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