Sono lieto di avere l’opportunità di parlare in questa sede della sicurezza nella regione del Mediterraneo. Intendo cominciare affrontando il tema dei grandi cambiamenti che stanno attraversando il Medio Oriente ed il Nord-Africa. Si tratta di cambiamenti complessi, i cui sviluppi restano incerti.
Il punto interrogativo fondamentale è quale sarà l’esito definitivo dei processi di trasformazione intrapresi dai paesi che sono stati i protagonisti della cosiddetta “Primavera Araba”. Ci si chiede quali regimi si costituiranno e quale sarà il loro orientamento politico.
I movimenti che hanno caratterizzato le rivoluzioni avvenute lo scorso anno erano spontanei, disorganizzati, privi di un progetto politico condiviso e quindi sostanzialmente diversi dai movimenti democratici che nell’Europa dell’Est si sono contrapposti al comunismo.
Nelle rivoluzioni democratiche degli anni 80 e 90, come quella in Albania, l’obiettivo era chiaro: l’Occidente, la democrazia liberale, i diritti e le libertà dell’uomo, il libero mercato, lo stato di diritto, la possibilità di prosperare individualmente e collettivamente. Lo slogan del movimento democratico in Albania nei primi anni 90 era: “Vogliamo l’Albania come il resto d’Europa”.
Allo stesso modo, le rivolte nei paesi del Sud del Mediterraneo sono nate come movimenti di rifiuto o di opposizione nei confronti di un’autorità repressiva e ingiusta. Ma solo una parte aveva come scopo la costruzione di un modello occidentale di democrazia. In seguito, l’anima laica e liberale si è dimostrata minoritaria di fronte alla vittoria elettorale di quella islamista alle elezioni in Tunisia ed Egitto.
Europa e Stati Uniti devono mettere in campo politiche efficaci per impedire che nella riva sud del Mediterraneo si affermino nuovi sistemi autoritari, questa volta di natura confessionale. Per avere un’Europa più sicura è indispensabile che i paesi della “Primavera Araba” abbraccino pienamente i valori universali di democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani.
Solo così sarà possibile costruire una pace autentica nella regione del Mediterraneo attraverso il dialogo e la cooperazione. Una pace foriera di sviluppo e modernizzazione per i paesi della riva sud e di sicurezza e stabilità per i paesi della riva nord.
Tale prospettiva non potrà essere raggiunta finché le numerose sfide alla sicurezza ed alla stabilità dell’area non verranno superate, a partire dalla questione della Siria e dell’Iran.
Il regime di Damasco continua infatti ad usare tutta la forza per reprimere nel sangue le proteste che ne minacciano la sopravvivenza. Bashar al-Assad ha superato ogni limite morale contro il suo stesso popolo ed almeno per il momento non sembra disposto ad accettare soluzioni diplomatiche che prevengano un’ulteriore escalation.
La Siria è un paese fondamentale per equilibri regionali e la guerra civile in corso potrebbe avere ricadute drammatiche su tutti i paesi vicini, in particolare Libano, Giordania e sul conflitto israelo-palestinese.
Per quanto concerne l’Iran, il regime khomeinista resta il maggiore sponsor del terrorismo a livello internazionale e le sue più che sospette ambizioni nucleari destano ormai da diversi anni grande apprensione nella comunità internazionale, sebbene gli sforzi diplomatici messi in campo finora si siano rivelati inconcludenti.
Se Teheran dovesse dotarsi di capacità non convenzionali nel settore militare, si scatenerebbe molto probabilmente una corsa al riarmo nucleare in Medio Oriente e nell’area del Golfo, senza contare la minaccia apportata dai missili balistici iraniani che dotati di testate nucleari potranno colpire Israele e la stessa Europa.
E’ necessario che la diplomazia trovi finalmente la strada del compromesso per evitare che la questione nucleare iraniana superi il punto di non ritorno.
Il Mediterraneo è caratterizzato da svariati conflitti di difficile risoluzione, ma non è impossibile raggiungere la pace e la stabilità. Non è impossibile soprattutto se guardiamo ai Balcani occidentali ed a ciò che sono diventati dopo anni di sanguinosi conflitti.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che i Balcani occidentali da non molto tempo sono passati dalla guerra alla pace, dalla disintegrazione allo sviluppo nell’ambito della comunità euro-atlantica. Questa area d’Europa che ha sofferto di guerre di natura etnica, causate dal nazionalismo, si è trasformata in una regione dove la cooperazione tra i vari paesi è in costante crescita.
Anche il Kosovo ha compiuto passi importanti verso la costruzione di un vero Stato democratico, moderno e sviluppato economicamente. Il recente accordo tra il Kosovo e la Serbia consentirà al Kosovo di accedere alle iniziative ed ai forum regionali che ne favoriranno l’integrazione nei Balcani occidentali e l’avvicinamento alle istituzioni euro-atlantiche. Ciò creerà nuove opportunità per risolvere con Belgrado le questioni pendenti nel Kosovo settentrionale.
L’Albania ha dedicato una particolare attenzione al rafforzamento delle relazioni multilaterali nei Balcani, dando impulso a varie importanti iniziative in materia di sicurezza che hanno coinvolto altri paesi della regione, quali Southeastern Europe Defence Ministerial Process, la Carta Adriatica 5, il Processo di Cooperazione Sud-Est Europeo ed il Regional Arms Control Verification and Implementation Assistance Center.
Inoltre, la cooperazione bilaterale con i paesi della regione − Bosnia-Erzegovina, FYR Macedonia, Montenegro, Kosovo, Serbia ed altri ancora − renderà ancor più rilevante il ruolo dell’Albania nei Balcani, soprattutto nel favorire la loro integrazione nella NATO, grazie all’esperienza che abbiamo maturato nel corso del processo di adesione all’Alleanza Atlantica. Il rafforzamento della fiducia reciproca a livello politico, l’approfondimento delle relazioni nel settore della sicurezza, l’interdipendenza economica e lo sviluppo porteranno al consolidamento dei meccanismi di sicurezza regionali ed al conseguimento della stabilità.
L’Albania è un paese strategico in termini di sicurezza, per la pace e la prosperità dei Balcani, del Mediterraneo e dell’Europa. La nostra politica estera è determinata ad accrescere ulteriormente il contributo albanese quale fattore significativo nel garantire sicurezza e stabilità politica ed economica nello spazio euro-atlantico.
L’Albania ha chiaramente espresso il suo sostegno alla politica della “porta aperta” dell’Alleanza Atlantica, rivolta soprattutto ai Balcani occidentali per una loro completa integrazione nella NATO e nell’Unione europea, come unica via per garantire sicurezza e prosperità economica in tutta la regione. A tal proposito, sosteniamo con forza la partecipazione del Kosovo alle iniziative e alle organizzazioni regionali e internazionali.
I legami economici e gli interessi comuni che uniscono i Balcani occidentali a paesi come Italia, Grecia e Turchia, e ad altre centri economici rilevanti a livello mondiale, genereranno nuove dinamiche di sviluppo che favoriranno l’integrazione della regione nelle Istituzioni Euro-Atlantiche.
Il rafforzamento della sicurezza attraverso il mantenimento della pace, della stabilità e la democratizzazione delle nostre società, è un obiettivo che potrà essere realizzato in maniera coordinata dai paesi della regione.
L’Albania opera a favore della stabilità e della sicurezza dei Balcani, dove esercita un ruolo di moderazione riconosciutole internazionalmente. D’altro canto, l’Albania intende esercitare simile ruolo anche nel Mediterraneo, dove è fortemente impegnata a promuovere la pace, la stabilità e la risoluzione pacifica delle controversie.
Nel Mediterraneo, l’Albania incoraggia fortemente il dialogo e la cooperazione a livello bilaterale e nelle istituzioni multilaterali ed è pronta ad offrire il suo contributo nelle importanti iniziative di partenariato avviate dalla NATO e dall’UE nella regione.
Intervento al convegno “Sicurezza e cooperazione nel Mediterraneo”, Vibo Valentia, 24 marzo 2012.