Permettetemi di iniziare ringraziando gli organizzatori i quali mi hanno invitato per condividere con voi i miei punti di vista, le mie osservazioni e le opinioni relativi alla “Situazione della sicurezza in Europa, le sfide e le sue minacce”. Sono particolarmente lieta di fare tutto cio’ in questo Centro, che rappresenta l’organismo di studio, di piu’ alto livello nel campo della formazione dirigenziale e degli studi di sicurezza e di difesa.
Molte delle idee e opinioni, le ho espresse alcuni mesi fa, al Consiglio dell’Atlantico a Washington e anche all’Istituto Reale dei Servizi Unificati a Londra. Alcune settimane fa, alla Conferenza della Sicurezza tenuta a Monaco di Baviera, il Segretario Generale della NATO, Stoltenberg ha sottolineato, cito: “l’anno che abbiamo passato e’ stato un anno nero per la sicurezza”. Ma la storia non si scrive in anticipo. Noi possiamo prevenire un’epoca di caos, solo se abbiamo la volonta’ per farlo. Noi possiamo mantenere l’ordine mondiale che cosi’ bene ci ha servito, solo se rispettiamo le regole e ci sosteniamo fortemente a vicenda. Quindi, tutto dipende da noi.
Si puo’ discutere ore e ore in questa tavola sulla storia, sulle questioni, cause e le radici dei conflitti che i Balcani hanno continuamente generato, particolarmente il secolo passato, ma vorrei che la vostra attenzione si focalizzasse su una questione di attualita’. In che modo i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente influenzano i Balcani Occidentali? Cosa sta facendo la Comunita’ Internazionale per rispondere a eventuali attacchi, che si puo’ ottenere dalla cosidetta “Polveriera” d’Europa.
Negli ultimi tempi gli Stati membri della NATO si stanno confrontando con dei pericoli che giungono dall’Oriente e da Sud, a seconda delle diverse caratteristiche. Anche se abbiamo in comune i principi della difesa collettiva, la gestione della crisi e la sicurezza cooperativa, le preoccupazioni provenienti dalla parte dell’est e del sud-est sono evidenti. Noi, paesi membri abbiamo discusso, deciso, programmato e organizzato tutte le misure necessarie per far fronte ai pericoli provenienti dalla Russia e dai jihadisti.
Tuttavia, in questi nuovi conflitti, non dobbiamo dimenticare le regioni che possono essere facilmente coinvolte dai disordini internazionali, come conseguenza della sua instabilita’ e vulnerabilita’. I Balcani occidentali sono parte di tutto questo, relativamente distante dalla Russia e dal Medio Oriente, eppure totalmente suggestionati dai soldi e dall’idelologia proveniente da Mosca e dal fondamentalismo.
Bosnia – Herzegovina, Kossovo, Serbia insieme al Montenegro e la Macedonia, non si sono ancora uniti al club Euro–Atlantico. Questi paesi seguono diverse strade, volonta’ e agende verso la NATO e l’Unione Europea. Sebbene siano ancora fragili nella costruzione delle democrazie liberali, si tratta di paesi potenziali candidati per l’adesione alla NATO da diversi anni. Nel frattempo, i migliori esempi della regione sono la Slovenia e la Croazia, paesi membri con pieni diritti nella NATO e l’Unione Europea. L’Albania e’ solamente membro della NATO. Gli altri paesi sono candidati per l’adesione all’Unione Europea e alla NATO, mentre il Kosovo sta facendo grandi passi in avanti verso il suo riconoscimento e l’integrazione nelle organizzazioni internazionali.
La strada dei Balcani occidentali verso l’Unione Europea e’ piu’ complessa e qui e’ compreso anche il mio paese. Le incertezze politiche e le restrizioni economiche stanno facendo svanire il sogno dell’integrazione. Tuttavia, in questi tempi di conflitti, tutti noi concordiamo che altri conflitti possono essere facilmente prevenuti dal processo d’integrazione.
Con l’ascesa del nazionalismo in Europa, la Russia aveva un progetto chiaro e concreto per i Balcani, proiettando molto bene la sua influenza sulla base della fede religiosa e delle origini. Per due secoli, a prescindere dai regimi al potere in Russia o nei paesi dei Balcani, la politica e’ stata la stessa. La nostra regione e’ stata vista sempre come appendice dell’espansione della Russia verso il Mediterraneo. L’aspirazione dei Balcani di entrare a far parte della civiltà occidentale non è mai stata considerata dalla Russia.
Oggigiorno, le banche, le imprese, l’infrastruttura turistica, le aziende del gas e del petrolio nei Balcani occidentali, sono un target per gli investimenti russi. La presenza economica di Mosca e’ in forte aumento in questi tempi di difficolta’ per l’Occidente.
Per quanto riguarda la politica estera, ci sono diverse forze politiche in molti paesi della regione che vedono il modo di pensare della Russia come l’alternativa migliore per il futuro del proprio paese. In certi paesi, tali partiti politici appaiono ridicoli, ma in altri, nel cuore dei Balcani, rappresentano parte considerevole della popolazione. Per di piu’, il numero di persone provenienti dai Balcani che stanno partecipando alla cosiddetta “guerra ibrida” in Russia e’ evidente e preoccupante.
D’altronde, io non sono qui per illustrare gli approcci e gli atteggiamenti degli altri paesi della regione visto che non c’e’ alcun dubbio che la loro politica estera rimane un diritto nazionale fondamentale; non posso però non considerare alcuni fatti avvenuti negli ultimi tempi. Lo “show” rappresentato dalla visita del Presidente Putin nella regione, gli investimenti di centinaia di milioni di dollari, e i recenti addestramenti congiunti, tenutesi a novembre 2014, nelle vicinanze del confine croato (paese membro della NATO) e kossovaro (la Russia ha cercato di coinvolgere il Kossovo nel caso dell’annessione illecita della Crimea), dal mio punto di vista, e considerando la situazione attuale sulla sicurezza, destano notevole preoccupazione e non possono non essere oggetto di ampio dibattito.
D’altra parte, i jihadisti cercano terreno fertile in Europa. Gli attachi terroristici di alcuni mesi fa in Francia e in Danimarca, la prevenzione di potenziali atti terroristici in Belgio e altrove, sono un campanello d’allarme sui pericoli che incombono oggigiorno dalle forze oscure nei confronti della civilta’ moderna. Noi le stiamo affrontando al meglio delle nostre possibilità, anche se il numero delle persone provenienti dai Balcani coinvolte nei vari conflitti in corso sta aumentando in maniera preoccupante. Questi hanno lasciato dietro di sé le famiglie, gli amici e i loro vicini. L’Occidente offre a loro sufficiente speranza? Tutto cio’ che la NATO e l’Unione Europea hanno fatto negli ultimi 20-25 anni e’ magnifico. Tuttavia, è una scelta così dura per l’UE permettere l’ingresso di diversi milioni di abitanti da Albania, Bosnia, Kossovo, Macedonia, Montenegro e Serbia? Nessuno sta chiedendo doni o privilegi, ma se avessimo una mappa sicura per questi paesi?
L’Albania ha grande considerazione per la partecipazione dei leader di tutti i paesi dei Balcani occidentali nel Summit di Berlino alla fine di agosto 2014. I Capi di Stato, Ministri degli Esteri e dell’Economia dei governi, cosi’ come il Presidente Barroso e il Commissario per l’Allargamento Sig. Fyle, sono giunti a Berlino per un giorno, che non voleva essere semplicemente una riunione simbolica. Oltre alla riunione dei leader, si è svolto un incontro sugli aspetti economici e imprenditoriali con l’obiettivo di incrementare la collaborazione industriale ed economica nella regione. Mi congratulo per questo tentativo, che era piu’ che necessario, considerando l’alto tasso di disoccupazione nella regione cosi’ come l’assenza di una base industriale.
La mia personale interpretazione riguardante il Summit è che l’Unione Europea “non si sta dimenticando dei Balcani occidentali”. Anzi, anche questo incontro e’ stato una forte spinta ma che non puo’ essere sufficiente se l’Unione Europea vuole che i nostri paesi, un giorno siano membri prosperi. Vorrei ringraziare l’Italia per il ruolo fondamentale e instancabile volto a sostenere i paesi balcanici sulla strada dell’integrazione Europea. In tal senso, applaudiamo gli impegni personali presi dal Premier Renzi nella sua visita a Tirana alla fine dello scorso dicembre, un grande incoraggiamento per il nostro futuro. Questo spirito di cooperazione e di sostegno l’ho trovato anche nei miei intensi impegni con il Ministro della Difesa, Sen. Pinotti. Mi auguro che anche l’Unione Europea rimanga fedele alla “prospettiva europea” che lei stessa ha promesso alla regione. Tuttavia, trasferire tutta la responsabilità a questi paesi, chiamati ad adempiere a una serie di precondizioni, rischia di oscurare l’immagine di un’Unione Europea animata da una visione più ampia e disinteressata, in possesso dei mezzi per rompere la rete che tiene incollate queste società nella loro regione.
Lo stesso discorso vale anche per l’integrazione dei Balcani nella NATO. Certamente la strada verso la NATO resta più illuminata e ognuno sa che deve fare i compiti di casa. Tuttavia la NATO non deve scordarsi che tali forze oscure provenienti dall’Oriente vorrebbero accoltellare l’Alleanza alla schiena. Il tallone d’Achille è vicino a noi, da qualche parte tra l’Albania, la Croazia, l’Ungheria e la Bulgaria, tutti paesi membri della NATO che condividono i confini con paesi non membri.
I leader della NATO, in Galles, hanno preso decisioni importanti volte ad assicurare un’Alleanza forte e pronta, compreso il rinforzo della collaborazione con i partner attraverso l’iniziativa per la costruzione delle capacita’ della Difesa, per supportare l’Alleanza nel proiettare stabilità senza coinvolgere grandi forze combattenti. Inizialmente prevediamo il coinvolgimento di paesi partner come la Georgia, la Giordania e la Moldovia. Vi assicuro che avere i paesi dalla parte sud ed est dell’Alleanza non e’ frutto del caso.
Il processo d’allargamento della NATO non era parte dell’agenda del Summit. Ciononostante, la politica delle porta aperta è stata confermata e l’Alleanza ha offerto alla Georgia una serie di misure più ampie per supportarla nel prepararsi all’adesione. Da parte albanese, abbiamo raggiunto un accordo per intensificare le discussioni volte alla possibile candidatura del Montenegro. Entro il 2015 si valuterà se il Montenegro verra’ invitato ad unirsi all’Alleanza. Mi auguro che cio’ possa accadere per il Montenegro e anche per gli altri paesi della regione i quali condividono gli stessi principi e valori democratici.
Di nuovo, e’ evidente che stiamo cercando di ridurre le distanze a livello regionale. Tenendo in considerazione la gravita’ dello scenario di sicurezza odierno, dobbiamo muoverci in fretta. Credo fermamente che integrando tale zona grigia dell’Europa nella comunita’ Euroatlantica, faremo della nostra Alleanza un’insieme di paesi migliori con valori comuni, per la difesa collettiva.
Noi tutti condividiamo gli stessi valori europei ed abbiamo gli stessi obiettivi per il futuro. Con ancor piu’ volonta’ politica, i conflitti all’Est e al Sud staranno lontano dai Balcani.
Alla riunione dei ministri della Difesa di alcune settimane fa si e’ deciso di potenziare la Forza di Reazione Rapida dell’Alleanza. Allo stesso tempo unità di supporto saranno dislocate in diversi paesi membri dell’Alleanza. Tali misure sono di natura difensiva, proporzionate e basate sugli impegni internazionali. Questa e’ la risposta dell’Alleanza dai possibili pericoli e minacce, sia dall’Est che dal Sud. Ovviamente, l’Albania e le sue Forze Armate, come sempre, saranno parte attiva nel contribuire alla sicurezza dell’Alleanza.
In tutte queste incertezze, considerando le crisi attuali, dobbiamo ricordarci che la pace e la stabilita’ nella nostra regione non possono essere considerate come ovvie e scontate. La nostra storia ci insegna che mentre il mondo cambia, la NATO, l’Unione Europea e l’intera comunita’ internazionale hanno bisogno di cambiare. Devono essere in grado di reagire in maniera rapida non solo politicamente, dotandosi delle necessarie e adeguate capacita’.
Conferenza al Centro Alti Studi per la Difesa, 30 marzo 2015.