“Senza una prospettiva europea la Serbia non può aspirare ad avere un futuro roseo”. Questo ha detto ad Agenzia Nova il Sottosegretario del ministero della Difesa serbo, Igor Jovičić, impegnato in Italia nel “NATO Study Tour” che il Comitato Atlantico Italiano e il Consiglio Atlantico di Serbia, di concerto con il Ministero della Difesa della Repubblica di Serbia e con la collaborazione dell’ambasciata di Norvegia a Belgrado, hanno organizzato per il 55° Corso di Stato Maggiore Interforze del National Defense College serbo.
Jovičić ha espresso la sua soddisfazione per questa visita nel corso della quale ha partecipato a seminari di approfondimento, briefing ed ha avuto incontri di alto livello presso il Centro Alti Studi per la Difesa, il NATO Defense College, la base dell’Aeronatutica Militare italiana di Pratica di Mare, il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) e il Comando NATO di Napoli. “La Serbia vuole partecipare a tutti i processi che possono integrarci con il mondo. In particolar modo nella regione (i Balcani, ndr) e nell’Europa”, così Jovičić evidenzia la posizione di Belgrado e la sua volontà di integrazione nelle organizzazioni internazionali. “Siamo qui per lavorare sugli standard comuni – ha detto Jovičić – Siamo un paese democratico, abbiamo avuto delle elezioni, abbiamo un presidente e avremo a breve un nuovo governo. Abbiamo un mercato economico normale e liberale, sotto il controllo delle leggi e abbiamo tutti gli istituti di protezione dei diritti umani”. Jovičić intende sottolineare l’impegno della Serbia nel raggiungere gli standard comuni tanto dal punto di vista sociale, quanto sotto l’aspetto militare. “Questo non può essere fatto senza l’aiuto degli esperti”.
“Abbiamo un’eredità pesante che ci viene dal passato e che rende il nostro lavoro un po’ più arduo rispetto ad altri paesi”, ci tiene a precisare Jovičić, che poi continua dicendo che “tutti quanti sanno che la Serbia ha la possibilità di diventare oggi un membro dell’Unione europea”. Jovičić, che ha anche presentato un rapporto sui risultati delle riforme in Serbia, sostiene che la Serbia “non pensa che il suo obbiettivo primario sia entrare in Europa, bensì riuscire ad adottare quegli standard indispensabili per essere in Europa”. Il Sottosegretario serbo mette in risalto gli sforzi di Belgrado e si mostra consapevole delle difficoltà che devono essere affrontate dal suo paese. “Noi pensiamo che l’Europa non abbia bisogno di membri o partner che sono nell’Ue solo per risolvere i loro problemi, senza essere i primi a impegnarsi nella loro risoluzione”.
La visita di Jovičić e della delegazione serba in Italia si incentra proprio sulla volontà di condividere l’esperienza nel campo della difesa e della sicurezza e di poter imparare da alcuni esperti nel settore. A tal fine,nel primo giorno di visita Jovičić si è incontrato con il Generale Orazio Panato, Presidente del Centro Alti Studi per la Difesa, con il quale ha discusso della collaborazione dei rispettivi istituti nell’alta formazione militare. Jovičić ha incontrato, inoltre, il generale Marco Bertolini (comandante del COI, ndr) che ha giudicato “uno dei migliori ufficiali con i quali ho avuto il privilegio di parlare nella mia vita e ha una grande esperienza militare, anche nel mio paese”. Ma il motivo per cui ha incontrato il generale italiano è perché “Bertolini e la sua squadra sono tra i migliori al mondo nel loro lavoro”. Da questa esperienza i militari serbi intendono approfondire e comprendere come “costruire al meglio” il futuro del loro paese dopo gli eventi che hanno segnato gli anni ’90, “un’esperienza veramente stressante per tutta la Serbia”. Il generale Bertolini, incontrerà nuovamente a Roma nei prossimi giorni le più alte autorità militare serbe.
La delegazione serba ha avuto modo di incontrare anche il generale Leandro De Vincenti, Capo di Stato maggiore dell’Allied Joint Force Command di Napoli. “Siamo coinvolti nelle missioni di pace e nelle missioni sotto la protezione dell’Onu e dell’Ue e vogliamo lavorare sugli standard comuni per portarli al più alto livello possibile”. In questi giorni Jovičić e i suoi colleghi hanno potuto visitare le strutture italiane dove risiedono queste “importanti e potenti organizzazioni”, che prendono decisioni per proteggere i cittadini di alcuni territori e interessi più ampi. Per evidenziare il carattere internazionale e l’impegno per l’integrazione e la cooperazione di questa visita, Jovičić rende noto che dei 38 ufficiali presenti in questi giorni, “35 sono serbi, mentre 3 sono della Bosnia Erzegovina”, mettendo in risalto la qualità e la tradizione del sistema accademico militare serbo, “con più di 150 anni di tradizione e, attualmente, con più di 800 studenti, da diversi paesi e con tre facoltà”.
8/06/2012