In “Diecimila italiani dimenticati in India”, il Gen. C.A. Giovanni Marizza racconta la vicenda dei diecimila ufficiali italiani catturati dai britannici sui campi di battaglia africani durante la seconda guerra mondiale e rinchiusi a Yol, in India, alle pendici dell’Himalaya. Dopo l’8 settembre 1943 la guerra civile italiana arriva anche a Yol: i fedeli a Mussolini fondano la “Repubblica Fascista dell’Himalaya” che resta in vita fino al 1947, i badogliani, nonostante la cobelligeranza, restano anch’essi dietro i fili spinati fino al 1947. Spietatezza britannica? Non solo: il sospetto agghiacciante è che sia stato lo stesso governo italiano a richiedere a Londra la loro detenzione fino a dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946: avevano giurato fedeltà al Re e pertanto avrebbero votato in massa per la monarchia. Una triste storia in cui si intrecciano eroismi e viltà, generosità e furbizia ma anche impegnative ascensioni alpinistiche sulle cime fino ad allora inviolate dell’Himalaya ed interessanti escursioni in Tibet, concesse dal nemico‐alleato previa promessa di ritornare nel campo di prigionia. Oggi è cambiato tutto: di prigionieri italiani in India ne rimangono due, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, detenuti non dai Britannici ma dagli Indiani stessi, contro il dettato delle leggi internazionali. Nel loro caso il governo italiano non sta chiedendo ai carcerieri di prolungarne la detenzione ma non ne ha tuttora ottenuto la liberazione.
Giovanni Marizza è Generale degli Alpini e membro del Direttivo del Comitato Atlantico Italiano. Giornalista e scrittore, laureato in Scienze Strategiche e in Scienze Internazionali e Diplomatiche, è esperto in gestione delle crisi ed ha una vasta esperienza di operazioni di stabilizzazione e ricostruzione in Africa, nei Balcani ed in Medio Oriente. In Iraq è stato Vice Comandante del Corpo d’Armata Multinazionale, costituito da truppe di ventisette Paesi. Fra i vari riconoscimenti attribuitigli, spiccano la Legion d’Onore francese, la Legione di Merito statunitense, il Premio Internazionale Bonifacio VIII e il Premio Internazionale Giovanni Paolo II. È stato Presidente di un Gruppo di pianificazione della NATO e insegna Geopolitica e Gestione delle crisi presso l’Università di Roma “La Sapienza”.