Desidero dedicare le mie prime parole ad un sentito apprezzamento per il crescente interesse che la vostra organizzazione sta rivolgendo al Medio Oriente e, in particolare, per le espressioni di sostegno e amicizia verso il popolo della Regione del Kurdistan iracheno.
Nel corso degli anni, lottando, abbiamo imparato che non esiste qualcosa che possa sostituire la comprensione e il supporto delle grandi nazioni d’Europa. Siamo determinati a cogliere ogni opportunità per costruire legami politici, economici, sociali e culturali, in Italia, e con l’Europa in generale; e, in questo percorso, i valori che l’Alleanza Atlantica custodisce rappresentano per noi un riferimento fondamentale.
Quest’anno ricorre il 25° anniversario dell’atroce massacro perpetrato per mano del dittatore iracheno, Saddam Hussein, nei confronti del popolo kurdo.
Credo che siamo tutti d’accordo che ciò che è accaduto in Kurdistan non debba essere dimenticato – oltre 182.000 vittime kurde, tra cui molte donne e bambini, sono scomparsi durante l’infame campagna di Anfal: 4.500 villaggi sono stati rasi al suolo, ed i civili sono stati intenzionalmente colpiti dalle armi chimiche di Saddam.
Sebbene il Tribunale iracheno e il Parlamento iracheno abbiano già riconosciuto questi passati crimini contro i kurdi in Iraq come genocidio, è necessario fare di più. Di conseguenza, sono molto grata a coloro che stanno portando all’attenzione dei vostri parlamenti nazionali la questione del riconoscimento del genocidio e vi invito a unirvi a loro.
Sono ancora in molti a non conoscere il corso degli eventi e informarVi di quanto accaduto è per noi di grande importanza.
Ciò che è accaduto in Kurdistan è stato un crimine contro l’umanità stessa, e saremo sempre grati per il vostro sostegno a mantenere viva la memoria di questa tragedia al fine di dissuadere gli altri dal perseguire simili azioni.
Questa importante commemorazione si tiene in un momento di grandi sconvolgimenti in Medio Oriente che non molti di noi avevano previsto.
In alcuni luoghi, il cambiamento è arrivato in modo relativamente pacifico, in altri la lotta contro la violenza e la repressione continua.
La Regione del Kurdistan iracheno è da sempre stata considerata un mosaico di etnie e di minoranze religiose; è diventata per questo un esempio per l’Iraq stesso e per il resto dell’area mediorientale.
Abbiamo preservato la sicurezza della nostra Regione attraverso la collaborazione tra le nostre forze di sicurezza e la popolazione civile.
Abbiamo, e continueremo a fare la nostra parte nella lotta contro il terrorismo e la violenza dell’estremismo che minaccia il tessuto delle società democratiche in tutto il mondo.
I valori comuni e le nostre prerogative sono vivere in pace, in libertà e in sicurezza all’interno di un Iraq unito e federale in cui vengano rispettati tutti i diritti umani, religiosi e soprattutto quanto sancito nella Costituzione, votata da oltre l’80% della popolazione.
I valori fondamentali del dialogo, della coesistenza religiosa, della tolleranza, della convivenza civile, come mezzo di risoluzione pacifica di qualsiasi controversia è qualcosa di prezioso e largamente condiviso.
Le nostre porte sono aperte a tutti. Siamo una regione multietnica, che ha forti tradizioni storiche per tolleranza e rispetto.
Oggi continuiamo a ricevere migliaia di cristiani profughi e sfollati interni dal resto dell’Iraq, e siamo lieti di offrire loro un riparo, assistenza e, ove possibile, posti di lavoro. E ancora in questi giorni, continuiamo a dare assistenza e accoglienza ai profughi siriani.
Malgrado gli ostacoli tuttora esistenti per il consolidamento della nostra democrazia, il popolo kurdo ha un ricordo ancora molto vivo della vita sotto la tirannia del regime baathista, e trova in ogni caso migliore l’attuale situazione politica.
Dalla nostra prospettiva, le sfide che ci attendono in Iraq non riguardano in particolar modo la libertà e democrazia, bensì il consolidamento di un nuovo stato federale.
Il nostro sistema politico, ancora giovane, sta maturando e stiamo imparando ad affrontare le sfide di una moderna democrazia partecipativa e ad assumerci le responsabilità di una leadership democratica, puntando tutto sul nostro futuro, sui nostri giovani.
Sono rimasta fortemente impressionata dai programmi giovanili da Voi intrapresi e sarebbe davvero un grande onore per noi poterli realizzare insieme anche in Kurdistan.
Questo è il potere trasformativo della libertà e della democrazia. Non c’è nessun altro luogo nel mondo moderno che si distingua più risolutamente come una storia di successo della capacità della democrazia di liberare il potenziale di una nazione, a lungo sofferente, come la Regione del Kurdistan iracheno.
Dove una volta i kurdi hanno combattuto per la loro stessa sopravvivenza dalle politiche di genocidio di un dittatore, dove una volta eravamo bloccati in una battaglia con uno Stato che avrebbe dovuto proteggerci, ma invece ha cercato di distruggerci, la democrazia e il federalismo offrono ora l’opportunità di contribuire alla costruzione di uno stato veramente forte, che aiuti i cittadini a realizzare i loro sogni ed i loro destini.
Il nostro successo è il successo di una lunga marcia storica. Siamo estremamente orgogliosi dei risultati raggiunti dopo aver lavorato costantemente per questo giorno e per i diritti del popolo kurdo, sia come movimento di liberazione ed ora come un governo.
In conclusione, affido a voi, membri dell’Associazione lo sforzo di promuovere la pace, la democrazia, la tolleranza e la convivenza. In questo percorso, troverete la Regione del Kurdistan dalla Vostra parte.
Davanti a noi abbiamo un futuro brillante e ci auguriamo di poter continuare ad offrire la collaborazione del nostro popolo per evitare la tirannia e assicurare il progresso globale dei valori che ci uniscono.
Intervento alla 58^ Assemblea Generale dell’ATA, 5 febbraio 2013.
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