Putin salverà la NATO?

Vladimir PutinDal giorno in cui la Guerra Fredda è finita, esperti, professori, e professionisti si sono chiesti Quo Vadis? per l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO). Questo è avvenuto nonostante il fatto che la NATO (a volte anche con quella che oggi è l’Unione Europea) abbia fermato due guerre in Europa (Bosnia e Kosovo), posto fine a 120 anni di problema tedesco, abbia tolto dalla scacchiera geopolitica quasi tutta l’Europa centrale, abbia combattuto in territori remoti quali l’Afghanistan, abbia rivestito almeno un ruolo di supporto nel rovesciare Muammar Gheddafi in Libia, e abbia stabilito rapporti con l’Ucraina, la Russia e paesi nel Mediterraneo e nel Golfo Persico. Inoltre, la NATO ha anche assicurato che gli Stati Uniti rimanessero una potenza europea, in sé un’impresa non da poco.

Non male come lavoro per l’ultimo quarto di secolo, per un’alleanza che è ancora vista come “priva di direzione “, “priva di uno scopo,” e “priva di un futuro”. In effetti, tutti e tre i punti sono stati chiariti già molti anni fa: scopo fondamentale della NATO è quello di fornire la fiducia strategica e politica in una regione in cui, quando la fiducia è morta nell’agosto di 100 anni, ha prodotto un’era caratterizzata dal peggior massacro della storia.

Pertanto, coloro che hanno si interrogano sul futuro della NATO non hanno più bisogno di farlo. Ancora una volta, a quanto pare, i russi sono lanciati in soccorso, questa volta non come Josef Stalin e l’Unione Sovietica, ma come Vladimir Putin e la Federazione russa. Occupando la Crimea, sia pure attraverso la forma di un referendum, Putin ha detto all’Occidente che la Russia, per rubare una frase del Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, “è tornata, e si staglia in altezza.”

Forse Putin ha una maggiore appetito, da un lato cerca di occupare più territori in Ucraina o altrove (dubbio che sia possibile), dall’altro cerca d’intimidire gli altri ex membri dell’impero russo e poi sovietico (quasi certo). Anche se la Crimea “… è l’ultima rivendicazione territoriale che [Putin ha] intenzione di condurre in Europa”, e anche se le politiche occidentali hanno contribuito a ciò che Putin ha fatto ora, è chiaro che la Russia sta violando sia l’Atto Finale di Helsinki del 1975 e il Memorandum di Budapest del dicembre 1994 in base al quale l’Ucraina ha accettato di spedire in Russia le armi nucleari presenti sul suolo ucraino quando l’URSS è stata sciolta.

L’Occidente ha dovuto reagire. Finora, questo è consistito principalmente in forti dichiarazioni da parte dei leader occidentali dell’Alleanza; visite in Ucraina e altrove di funzionari, che includono il vicepresidente degli Stati Uniti Joseph Biden; sanzioni economiche, limitate ma in crescita, imposte sull’economia russa e i compari di Putin; promesse finanziarie per l’Ucraina; e alcune dimostrazioni militari della NATO. Dato che l’Ucraina non è un membro della NATO e quindi non ha diritto agli impegni contro le aggressioni esterne contenute nell’articolo 5 del Trattato della NATO, un intervento militare diretto da un paese della NATO o l’Alleanza nel suo complesso è stato escluso. Inoltre, in considerazione della geografia – così come avvenne per il blocco di Berlino Ovest durante la Guerra Fredda – se ci fossero necessità per l’Occidente di reagire in maniera più forte contro l’inequivocabile l’aggressione russa, l’escalation dovrebbe essere “orizzontale” (ovvero, fatto in altro modo, in altro luogo) piuttosto che “verticale” (ad esempio, attraverso l’invio di truppe contro i russi). Pertanto, le dimostrazioni militari della NATO si sono limitate ad attività di pattugliamento e sorveglianza aerea nei tre Stati baltici (più vulnerabili tra gli alleati della NATO ad ulteriori intimidazioni russe), ed esercitazioni militari e navali precedentemente previste.

Nonostante questi limiti, con l’occupazione della Crimea da parte della Russia, la NATO ha d’un tratto riacquistato la sua funzione, o almeno così sembra. Ma non così in fretta. In primo luogo, non tutti i membri dell’Alleanza occidentale sono convinti che Putin continuerà a fare altre “rivendicazioni territoriali” e molti sono riluttanti a imporre sanzioni economiche veramente oscillanti – La Russia ha bisogno chiaramente del mondo esterno e non può ritirarsi come fecero Lenin e Stalin, e allo stesso tempo le economie e le imprese occidentali hanno interessi in gioco nelle trattative con la Federazione Russa. Inoltre, mentre i nuovi alleati della NATO in Europa centrale sono naturalmente più preoccupati per la propria sicurezza e, in particolare, delle garanzie di sicurezza occidentali (in particolare dagli Stati Uniti), gli alleati al loro Occidente non appaiono preoccupati con la stessa intensità – questa è la distinzione, una volta disegnata dall’ex segretario della difesa USA Donald Rumsfeld tra la “vecchia” e la “nuova” Europa.

Inoltre, alcuni statisti in Occidente e forse anche alcuni leader “silenziosi” in Russia, si chiedono se ciò che è accaduto in Crimea significhi che l’obiettivo perseguito dal Presidente George H. W. Bush di una “Europa unita e libera” e in pace debba essere abbandonato per sempre. Ovviamente, anche se questo processo potrebbe essere un giorno rinnovato, con l’aspirazione che comprenda la Russia nell’ambito di strutture politiche, economiche e di sicurezza europee più ampie e che integrino quelle della NATO, adesso non potrà avvenire che in un futuro lontano. Inoltre, la Russia soffrirà molto da ciò che Putin ha compiuto, e non certo a causa delle sanzioni a breve termine adottate a caso dall’Occidente, bensì a causa delle sanzioni esistenziali a più lungo raggio; nessuna persona seria o istituzione in Occidente darà più facilmente fiducia facilmente alla Russia.

Per la NATO, l’UE e i singoli Stati occidentali, è necessario che si raggiunga un accordo. Primo è quello di fare in modo che Putin non si faccia illusioni sul fatto che egli ha preso una decisione grave – la si chiami tracciando una ideale linea rossa esistenziale; che ha violato regole che la Russia deve rispettare se vuole essere coinvolta nel mondo esterno; e che nel tempo lui e la Russia pagheranno un prezzo che rischia di essere maggiore dei suoi immediati guadagni. Tutto ciò è stato fatto e rafforzato dal viaggio del presidente Barack Obama in Europa.

In secondo luogo, tuttavia, occorre fare tutto il possibile in Occidente per rifiutare che vi sia una nuova guerra fredda, attraverso l’impiego di tutti i mezzi quali istituzioni, azioni, dichiarazioni, psicologia e rigidità. La maggior parte dei leader occidentali, tra cui il presidente Barack Obama, sembrano aver colto questo punto, soprattutto perché il supporto russo è ancora necessario in altri luoghi, più immediatamente in materia di colloqui sul nucleare con l’Iran – anche se molte persone negli Stati Uniti stanno fortemente spingendo in direzione opposta, senza calcolarne i costi.

Terzo, è quello di strutturare l’attuale opposizione a ciò che la Russia ha compiuto in Crimea in modo che non sia irreversibile – cioè una nuova Guerra Fredda per inerzia. Ciò è facile a dirsi ma difficile a farsi, in una cultura (la nostra) in cui la diplomazia è troppo spesso rappresentata come codardia e il compromesso come qualcosa da fessi. (Ad esempio, è difficile per l’Occidente, e soprattutto per gli americani, comprendere che quello che Putin ha fatto in Crimea non è “100% diverso” da ciò che l’Occidente ha fatto strappando il Kosovo dalla Serbia, o che abbiamo davvero in molte occasioni approfittato della “perdita” della guerra fredda da parte dell’Unione Sovietica e dell’incapacità dei russi, almeno fino ad ora, a reagire. Ciò non giustifica ciò che Putin ha fatto, ma per evitare di diventare prigionieri della nostra stessa prospettiva e retorica dobbiamo almeno fare una valutazione onesta di come ognuno di noi è arrivato a questo punto.)

In quarto luogo, dobbiamo riconoscere che, mentre le crisi della Crimea e dell’Ucraina sono un colpo immediato nel braccio per la NATO, ai fini della dimostrazione della sua perdurante attualità in Europa (o, più in particolare, sottolineando che gli Stati Uniti sono ancora strategicamente necessari in Europa ), queste crisi non rispondono alla domanda a lungo termine Quo Vadis? Una aggiunta di potenza militare convenzionale occidentale non avrebbe praticamente alcun effetto sulla situazione, poiché la guerra è stato esclusa mancando un inequivocabile intervento militare (o cyber?) russo ad un alleato formale della NATO. Dimostrazioni militari di solidarietà con i paesi dell’Europa centrale spaventati è tutto ciò che può che può essere compiuto con ciò che la NATO ha oggi. I Parlamenti di tutta l’Alleanza sono ancora riluttanti ad aumentare i bilanci della difesa – per quali scopi a lungo termine, si chiederanno?

Inoltre, gli alleati europei dovranno ancora dimostrare agli Stati Uniti che sosterranno gli obiettivi strategici degli Stati Uniti in altre parti del mondo, come hanno fatto in Afghanistan, al fine di mantenere gli Stati Uniti legati strategicamente all’Europa. Se la situazione in Ucraina si stabilizzasse e Putin non tintinnasse ulteriormente le sciabole, gli Stati Uniti sposterebbero ancora una volta una parte considerevole delle loro principali preoccupazioni verso il Medio Oriente e l’Asia orientale, soprattutto in Cina. Pertanto, gli alleati europei della NATO dovranno ancora ponderare su quello che possono e faranno altrove nel mondo per sostenere strategicamente gli Stati Uniti, per lo più prescindendo da ciò che accade in Ucraina e nei suoi dintorni nel prossimo periodo. Infatti, il sottolineare che solo gli Stati Uniti possono affrontare con la Russia, raddoppia l’impegno per gli alleati di sostenere gli Stati Uniti all’estero.

Allo stato attuale, il vertice della NATO in Galles il prossimo settembre è stato salvato dall’essere un disastro. Questo avrebbe inevitabilmente sottolineato che la missione in Afghanistan è in chiusura senza che vi sia rimasto un valore duraturo da evidenziare, e senza abbastanza volontà politica per plasmare seriamente il futuro della NATO. Andare avanti parlando solo di Crimea non costituisce una risposta duratura e, a meno che Putin non si impegni completamente nel business dell’aggressività, non vi può essere alcun sostituto per andare avanti se non un lavoro serio in grado di delineare il futuro dell’Alleanza. C’è ancora la necessità di un Transatlantic Compact che riunisca tutti gli elementi delle relazioni economiche, politiche, militari e strategiche, al fine di legare insieme le nazioni atlantiche nel post-guerra fredda, del 21° secolo. Tuttavia, attualmente non vi è alcuna indicazione, che sia le idee, la leadership degli Stati Uniti, o la ricettività europea possano emergere in occasione del vertice del Galles o in seguito. La Crimea non può essere un rimpiazzo per non affrontare questioni più fondamentali: si tratta di un tonico per la NATO in quanto istituzione, un pick-me-up, ma non una cura.

21 marzo 2014

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