Varsavia, 10 lug 14:49 – (Agenzia Nova) – Il vertice di Varsavia “recupera i valori fondanti dell’Alleanza atlantica”. Lo ha dichiarato ad “Agenzia Nova” il presidente del Comitato atlantico italiano, Fabrizio W. Luciolli, a margine del vertice della Nato che si è svolto a Varsavia l’8 e il 9 luglio. “Non so se questo sia un vertice storico, ma indubbiamente capita in un momento storico, di straordinaria importanza per i rivolgimenti che ci sono sullo scenario internazionale di sicurezza. Se rileggiamo il Concetto strategico adottato dalla Nato nel 2010, oggi ci sembra che siano passati ben più di sei anni. Ci troviamo in una fase – ha osservato Luciolli – in cui abbiamo minacce interconnesse che si sviluppano in maniera rapidissima, e in maniera anche ibrida, sia a est che a sud. Indubbiamente il vertice di Varsavia ha una prospettiva che guarda molto a est, anche perché le sfide che provengono da oriente appaiono reali e concrete in questa regione. Le misure di deterrenza e rafforzamento della difesa collettiva in questa regione appaiono tuttavia bilanciate da un rinnovato e maggiore impegno della Nato sul fianco sud”.
Parlando del potenziamento a est, deciso nel corso del vertice, con il dislocamento di quattro battaglioni multinazionali nei paesi considerati in prima linea, Luciolli ha osservato che “gli accordi internazionali, anche stabiliti dal Founding Act delle relazioni fra la Nato e la Russia, sono rispettati. Non si tratta di una presenza permanente – ha sottolineato Luciolli – ma di una rotazione, che avverrà ogni nove mesi o un anno, di questi battaglioni che hanno il compito di conferire la necessaria deterrenza e credibilità alla difesa collettiva della Nato in questa regione. Il valore maggiore di questa presenza avanzata di carattere militare è tuttavia sopratutto politico, perché indica un rafforzamento della coesione e della solidarietà atlantica, di una indivisibilità della sicurezza fra gli alleati”.
Ciò fa sì che “i problemi di sicurezza della Lituania, della Lettonia, dell’Estonia e della Polonia, siano anche problemi di sicurezza della Germania e degli altri paesi che guideranno questi battaglioni”, ossia Canada, Regno Unito e Stati Uniti. “Questo è il grande valore politico del vertice di Varsavia: la riaffermazione della coesione e della solidarietà fra gli alleati. Nessuno – ha assicurato Luciolli – ha intenzione di rinnovare un confronto militare con la Russia, ma di perseguire quello che è lo scopo fondamentale e fondante dell’Alleanza atlantica, ossia la difesa dei nostri territori, delle nostre popolazioni e dei nostri valori fondamentali”. Il tema dei rapporti Nato-Russia però è tutt’altro che risolto. “La Federazione Russa – ha spiegato Luciolli – indubbiamente ha sfruttato pienamente la poliedricità delle diverse angolature di quella che può essere una guerra ibrida, che fa uso, o meglio un uso scorretto, dello strumento militare, diplomatico, così come della leva energetica piuttosto che di campagne di disinformazione”.
Su questo versante, in particolare “abbiamo assistito a una pressione fortissima, non solo nelle regioni orientali, ma anche nei nostri paesi più occidentali”. Sul piano della comunicazione strategica, inoltre, Mosca ha un vantaggio: “La Nato – ha osservato Luciolli – risente del fatto che è costituita da ventotto, domani ventinove paesi (il riferimento è al Montenegro, che a maggio ha firmato il protocollo di accesso), e quindi le decisioni e le comunicazioni degli Alleati vanno adottate per consensus e questo richiede tempi di risposta maggiori rispetto a quelli di un attore singolo con una struttura gerarchica molto piramidale come la Federazione Russa. Per quanto riguarda il Mediterraneo e il Medio Oriente – ha aggiunto Luciolli – nel momento in cui da parte occidentale sono state adottate sanzioni e misure di contenimento dell’azione della Federazione russa in Europa orientale, la strategia di Mosca è stata quella di andare a occupare gli spazi e vuoti di potere presenti nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, dalla Siria fino alla Libia, attraverso ad esempio le relazioni che i russi sono riusciti ad allacciare con l’Egitto, e con l’influenza che l’Egitto può avere in alcuni di questi paesi”.
Secondo Luciolli, nel ripensare il rapporto con la Russia, “bisognerebbe andare indietro nel tempo e guardare a una strategia che fu perseguita con successo dalla Nato con un celebre rapporto dell’allora ministro degli Esteri belga Pierre Harmel, che fu il primo a prevedere una strategia secondo cui la deterrenza non è antitetica alla distensione. Una deterrenza credibile – ha precisato Luciolli – non esclude ma anzi facilita un dialogo serio e una distensione costruttiva”. Al di là della valenza militare, secondo Luciolli “le misure adottate a Varsavia assumono uno straordinario valore politico, costituendo una riaffermazione della solidarietà e coesione fra i membri dell’Alleanza e un rafforzamento del principio di difesa collettiva”. Luciolli ha anche ricordato come quest’anno ricorrano “i sessant’anni di un altro rapporto strategico della Nato di straordinaria importanza e lungimiranza”, ossia del rapporto del Comitato dei Tre sulla cooperazione non militare nella Nato, redatto nel 1956 dal ministro degli Esteri dell’Italia, Gaetano Martino, insieme ai colleghi di Norvegia e Canada, Halvard Lange e Laster B. Pearson.
Nel rapporto “viene affermato che la cooperazione economica, la cooperazione culturale nel campo della formazione civile, nell’educazione delle giovani generazioni, e la solidarietà tra i paesi, è qualcosa di importante tanto quanto la potenza militare dell’Alleanza. Questi – ha precisato Luciolli – sono anche i compiti che il Comitato atlantico e l’Atlantic Treaty Association conducono da più di sessant’anni svolgendo un ruolo che nel vertice di Varsavia è stato oggetto di uno specifico apprezzamento nella dichiarazione finale dei capi di stato e di governo”. (Beb)